Sul dorso montuoso dell’ antica Tirrenide, il continente che si trovava al posto del nostro mar Tirreno, nell’ era geologica terziaria, trenta milioni di anni fa, s’apersero i vulcani Tirreni, che ci hanno dato le lave e le crioliti di Ponza, di Palmarola e di Zannone. Lentamente si inabissava nel mare la catena montuosa di quell’ antichissimo continente e, con simile moto contrario, emergeva dal mare la penisola Italica. La base di sedimenti mesozoici, sotto le crioliti di Zannone, stanno ancora a dimostrare la verità dell’ antico continente scomparso. Per quanto riguarda la natura delle rocce, c’è da dire che sotto la crosta terrestre si trova la zona magmatica, cioè fluida, costituita da una massa fusa, silicata, contenente sostanze volatili, come acqua, acido cloridrico, idrogeno solforato ecc.. La composizione di questo magma è quella dei basalti, che sono lave più diffuse, pesanti e di minor forza eruttiva. Il magma differenziato che trovasi più in alto del bacino magmatico e perciò più di gas, ha una tremenda forza eruttiva e ha dato origine alle lave rachitiche e monolitiche che sono tufi più chiari, bianchi, azzurrini, giallicci, molto più leggeri dei basalti. I massi della “Scarupata” sono rari esemplari dei primi; la pietra del Bagno Vecchio, di Frontone, lo sono dei secondi. Un terzo tipo di roccia molto interessante, è quello delle lave riolitiche. Queste sono rocce granitiche che, durante la formazione della catena dei monti tirreni, furono spinte a grandi profondità, parzialmente rifuse, a spaventosa temperatura e nuovamente raccolte in un magma secondario, formatosi nella crosta terrestre. Si riconoscono subito, sono quesgli ammassi di pietra pesante, dalla forma prismatica, colorati in giallo, verde, rossiccio, sfumati di color ametista, amarnto, dal nero ferreo al mattone bruciato. Portano chiaramente impresso il tormento degli altiforni apocalittici delle viscere della terra e compongono grotte marine mai sognate e faraglioni d’ogni grandezza, cingenti tutti i lati della nostra isola.
Una specie singolare delle rioliti è l’Ossidiana, vetro puro allo stato naturale, nero, lucidissimo. Tra le vampate erompenti delle rioliti, si trova come tratto di unione poco saldo, misto ad altri tufi. A Palmarola ce n’è una vena compatta. Ivi l’HOMO SAPIENS, che ha abitato tutte e tre le nostre isole, come affermano Buchner e figlio, ha raccolto chicchi compatti, levigati dal mare e ne ha fatto armi ed utensili domestici. Altra specie sinfolare di riolite, molto ricca di gas erompenti è la Bentonite. Abilmente sfruttata dall’ingegno dell’uomo, si è affermataquesta materia come di primaria importanza nella trivellazione dei pozzi di petrolio, la composizione di porcellane pregiate, per i detersivi e la carta. C’ è da dire infine, che l’attività vulcanica, che ci dava Ponza, Palmarola e Zannone viene riconosciuta appartenente al ciclo vulcanico Tirrenico dell’era Terziaria; quella che dava la colata tufacea sulla Guardia, come un manto gettato sul monte, lo scoglio Botte, Ventotene, Santo Stefano. Ischia, Procida fino all’ Appennino di Benevento, invece, appartiene al vulcanesimo Campano, di molto posteriore al nostro e ancora in attività. Concludendo, ricordiamo in primo luogo i Prof. Ritman e Dolomieu i quali entrambi innamorati delle nostre isole, non si sono fermati a contemplare ma hanno avoluto capire, facendosi poi partecipi delle loro scoperte. Poi l’ Abate Fortis, anche lui studioso, anche lui innamorato dello scenario fantatico che queste rocce riversano sul mare. “Le isole Pontine si sono ridotte di molto, e ciò è evidente ma la loro bellezza, infernale eparadisiaca insieme resta.”